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Quali rifiuti vengono inceneriti?

I rifiuti che provengono da altre province e regioni appartengono prevalentemente alla categoria dei rifiuti “speciali”, non meno inquinanti di quelli urbani. Si annoverano, tra questi, anche i CDR (Combustibile derivato dai rifiuti), che altro non sono che immondizia urbana tritata, seccata e impacchettata. L’impianto di Brescia brucia il 20% dei rifiuti speciali destinati a essere inceneriti a livello nazionale. Nel 2014 ne sono state bruciate 281 mila tonnellate su un totale di 1.395 mila di rifiuti speciali.

Va segnalata inoltre la sostanziale assenza di una procedura di controllo dei rifiuti conferiti all’impianto: i rifiuti infatti vengono accolti in regime di autocertificazione, il che significa che ci si fida di quanto comunicato da parte del produttore di rifiuti circa la loro composizione.

Dai dati pubblicati nell’Osservatorio sul funzionamento del termoutilizzatore di Brescia si evince che la verifica della qualità dei rifiuti in ingresso all’inceneritore (cioè la corrispondenza tra quanto dichiarato da parte del produttore e quanto effettivamente conferito) si svolge controllando mediamente due camion ogni mille in transito: su 50 mila camion che ogni anno scaricano rifiuti nella bocca dell’inceneritore vengono eseguite in media solo 100 analisi chimiche e merceologiche! In tutti gli altri casi ci si limita a rilevare l’eventuale presenza di rifiuti radioattivi e a un controllo visivo di superficie.

Nell’immondizia finisce inevitabilmente di tutto, compresi prodotti che sarebbe categoricamente vietato bruciare perché contenenti sostanze tossiche e pericolose. In base a uno studio di Legambiente, dall’analisi merceologica dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti a Brescia risulta la presenza dello 0,52% tra pile, farmaci e altri rifiuti pericolosi. Su un totale di 75.540 tonnellate all’anno di indifferenziato prodotto dai cittadini bresciani, ammontano a circa 392 le tonnellate di rifiuti pericolosi inviati all’inceneritore.

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